La Madonna della Neve l’ha spuntata, quel titolo antico della chiesa di Visco

La Madonna della Neve l’ha spuntata, quel titolo antico della chiesa di Visco

Il racconto

La Madonna della Neve l’ha spuntata, quel titolo antico della chiesa di Visco

Di Ferruccio Tassin • Pubblicato il 20 Ago 2024
Copertina per La Madonna della Neve l’ha spuntata, quel titolo antico della chiesa di Visco

Ferruccio Tassin ci racconta attimi di fede a Visco in occasione della festa religiosa tradizionale.

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Il titolo antico della chiesa parrocchiale di Visco era per la Madonna Assunta. Agli inizi del Settecento, fu mutato in quello di Madonna della Neve (Santa Maria Maggiore). Una bellissima Assunta, pala a olio, di Luigi Cosattini sovrasta l’altar maggiore e un patetico racconto narra il miracolo della Madonna della Neve sull’affresco, di metri e metri dipinto a fresco, sull’arco santo, da Giulio Justolin alle soglie del Novecento. Poco sarebbe cambiato nel periodo in cui festeggiarla: dopo la Madonna, sempre il caldo protagonista. Un caldo torrido incrudeliva sul paese per la festa patronale. Messa cantata, con il coro che porta il nome della Patrona, diretto dal maestro Gabriele Avian.

In chiesa, agitarsi di ventagli per illudersi del fresco e liturgia proprio tirata al lucido. Messa celebrata dal cappellano don Naveen, assistito dai seminaristi Mirko Bevilacqua, Marco Postir e dalla chierichetta Federica. Omelia adeguata alla circostanza: la protagonista era Lei, la Madonna col Bambino in un trono barocco.

Anzi, sorpresa generalmente gradita, il ritorno della “Madonna Vecchia”, statua gardenese (Anni Trenta), acquistata dalla popolazione, grazie alle donne vischesi, che si organizzarono per raccogliere le offerte con cui riuscire nell’impresa.

Sfrattata dalla sua nicchia, dal precedente inquilino della canonica, era stata posta, appollaiata, su un enorme confessionale ficcato nell’ex battistero, con lo sfatto contemporaneo per la statua di Santa Teresa del Bambin Gesù (1933) e di un contemporaneo Battesimo di Cristo, grande olio su tela, realizzato da un eccellente pittore vischese che operò, con successo, a Parigi.

La sostituta, che andò ad abitare la nicchia nell’altare del Rosario, Madonna pure lei, era una cosiddetta “Madonna vestita”, un bel volto, manichino per corpo, e mani e piedi che spuntavano da una veste che imitava l’originale. Probabilmente ottocentesca, era stata messa nel deposito, forse per ottemperare a un decreto dell’arcivescovo di Gorizia mons. Francesco Borgia Sedej, col quale si vietavano le madonne vestite.

Il suo destino migliore sarebbe stato musealizzarla, invece sfrattò la titolare della ancona del Rosario; l’orrore della prevaricazione. Dopo, la messa, processione per le vie del paese, con l’abituale itinerario; rosario a cori alterni col canto e gonfaloni e stendardi spiegati a raccontare, in parte, la giusta storia della pietà popolare vischese. Nel ritorno, sulla scalinata della chiesa, la Madonna, che la risaliva, sembrava sorridere: aveva vinto Lei, nonostante l’onta subita! 

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