L’INTERVISTA
A Staranzano «Un concerto per divertire», il maestro Mason all’appuntamento di Capodanno
Il direttore racconta il programma, presenta i giovani violinisti svelando storia ed attività dell’Accademia Arrigoni.
Come anticipato, sarà il Direttore Artistico dell’Accademia Arrigoni Domenico Mason a dirigere il Concerto di Capodanno a Staranzano. Mason ha rilasciato un'intervista al nostro giornale. Ve la proponiamo. S.F.
Maestro, partiamo dal concerto del primo gennaio a Staranzano: cosa ci racconta del programma?
«Abbiamo scelto il programma per far divertire e divertirci, perché è un repertorio che per l’orchestra da camera – come quella dell’Accademia – è particolarmente creativo e, insieme, per dar prova delle eccellenze con le quali lavoriamo, che è la nostra mission: dare risalto alle nuove generazioni. I due violinisti solisti, infatti, sono ancora davvero giovani e sin da ragazzini collaborano con l’Accademia. Siamo orgogliosi di sapere che oggi hanno già un profilo così alto: Ulisse Mazzon (classe 1999) studia a Vienna e suona spesso con i Wiener Philharmoniker (una delle due orchestre più importanti al mondo), diretto da nomi come, tra gli altri, Baremboim e Muti. Christian Sebastianutto (classe 1993) è tra i più giovani docenti del Conservatorio di Udine e ha già suonato da solista nei migliori teatri italiani (la Fenice e Santa Cecilia, per esempio). Insomma, due veri “pezzi da Novanta”!».
«Un concerto che sicuramente ha molte componenti virtuosistiche e i pezzi sono stati scelti anche per la loro qualità: il concerto di Bach (che ha avuto diverse trascrizioni) è molto arduo ed è magnifico; quella di Shor è una vera primizia (“Il volo del falco”), di grande impatto e lui è un compositore molto significativo, per quanto poco conosciuto; la “Fantasia” tratta dalla Carmen di Bizet è trascinante, tanto che è stata anche la colonna sonora di un celebre film con Joan Crawford, e lo “Scherzo-Valzer” di Čajkovskij è appassionato e a tratti struggente. Vorremmo anche portare un messaggio: che la musica classica di qualità è anche divertimento e coinvolgimento, adatto davvero a ogni tipo di pubblico!».
E cosa ci dice della storia dell’Accademia d’archi Arrigoni?
«È partita da un gruppo di ragazzi giovani e di talento, in un momento felice per la didattica violinistica in regione, circa 15 anni fa. L’entusiasmo ha fatto crescere velocemente la mission didattica della struttura e da lì abbiamo iniziato a proporre corsi di perfezionamento di grande qualità, per formare al meglio ragazzi molto giovani. Sentivamo la necessità di coltivare i talenti e soddisfare quello che per i musicisti ad arco è il primo traguardo: essere in grado di suonare bene in orchestra».
«Lo sviluppo naturale di formare una compagine che si rendesse indipendente (con qualche supporto esterno) è stato molto semplice: si è costituito un gruppo consolidato di ragazzi che ha formato la prima orchestra. Da allora l’orchestra è sempre esistita, pur modificandosi nel tempo, introducendo sempre nuovi giovani e allargando le fila anche ad altri musicisti (pur rimanendo noi particolarmente attenti agli archi), così da poter affrontare tutti i repertori: anche questo dà la possibilità a tutti di crescere e imparare. In questi ultimi anni l’attività e l’orchestra sono molto cresciute e accolgono anche giovani già formati, così da far loro trovare un utile sbocco di lavoro e per supportarli nella crescita: insomma, è un’orchestra … “semi-stabile” perché con tantissimi concerti il turn-over è per forza necessario. Ma questo rende tutto molto dinamico e garantisce ai musicisti di imparare anche la versatilità».
Quanti concerti fa l’Accademia ogni anno e che tipo di attività svolge?
«Ne facciamo tra i 45 e i 50 negli ultimi anni (quasi settimanali), tra grande organico, organico barocco e organico cameristico ridotto. Le attività su cui ci focalizziamo maggiormente sono quelle collegate al Piccolo Violino Magico, il nostro Concorso Internazionale rivolto a giovanissimi violinisti (fino a 13 anni) di tutto il mondo. Forse il nostro core più forte e impegnativo. L’orchestra suona tantissimo durante il concorso (a luglio) – che è l’unico in Europa ad avere un’orchestra sempre a disposizione dei candidati – e suona d’estate e in autunno accompagnando i giovani violinisti che al Concorso si segnalano e vengono in Italia per delle tournée».
«Anche San Vito Musica - la rassegna che organizziamo, di cui sono felice di essere il direttore artistico - è un ottimo palcoscenico per l’orchestra: la programmiamo noi, è pensata da noi e la plasmiamo meglio sulle nostre attività. Abbiamo potuto ospitare e suonare con Natalia Gutman, Giovanni Sollima, Enrico Bronzi, Pavel Vernikov e la scorsa estate l’esperimento di suonare sul palcoscenico con Vinicio Capossela è stata una vera magia! Sono molti anche i concerti in cui l’orchestra è chiamata come ospite, anche in questo caso spesso al fianco di grandi nomi: è un ottimo riconoscimento. Infine, avere Filippo Maria Bressan come direttore in residenza e come stabile collaboratore è un grandissimo onore e garantisce una qualità indiscutibile».
Come nasce il Piccolo Violino Magico, per il quale siete riconosciuti davvero in tutto il mondo?
«Nasce da un’idea condivisa tra Pavel Vernikov (anche presidente di giuria da sempre) e me: fa ormai parte del nostro DNA, conosciamo bene la materia e abbiamo intuito che c’erano margini per fare una cosa unica, un format con ragazzi molto giovani fino a 13 anni (unica categoria), come dicevo sempre accompagnati dall’orchestra (un unicum e un bel modo per farli crescere con noi). Questo format è molto apprezzato ovunque, tanto che l’emittente americana Violin Channel riprende in streaming tutto il concorso, con decine di migliaia di visualizzazioni».
Cosa le piace di più del suo lavoro in Accademia?
«Io nasco didatta, e la prima occupazione era quella di perfezionare i ragazzi che erano i miei allievi. Poi ho ampliato anche la mia vocazione organizzativa e di relazione con altre istituzioni e orchestre: da qui le molte attività condivise e anche lo stesso Piccolo Violino Magico. Il focus rimane comunque, sempre rivolto ai giovani. E ne sono sempre più convinto dopo che è arrivato mio figlio Gabriel, da cui … imparo molte cose! Forse anche perché le sue origini dominicane (sua mamma, mia compagna, è di Santo Domingo) mi rasserenano e mi portano tanta luce e tanta energia».
Foto di Accademia d'Archi Arrigoni
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