‘Se vistivisi cussì’, ecco il nuovo Calandario dei Paesi Bisiachi

‘Se vistivisi cussì’, ecco il nuovo Calandario dei Paesi Bisiachi

LA TRENTESIMA EDIZIONE

‘Se vistivisi cussì’, ecco il nuovo Calandario dei Paesi Bisiachi

Di Federico De Giovannini • Pubblicato il 16 Nov 2024
Copertina per ‘Se vistivisi cussì’, ecco il nuovo Calandario dei Paesi Bisiachi

Presentata ieri sera a Turriaco l’edizione 2025. A curarla anche quest’anno Sergio Gregorin e Ivan Portelli.

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Gremita di pubblico ieri sera, alle 18, la sala comunale “Nilde Iotti” di Turriaco per la presentazione, dell' edizione 2025 del Calandario dei Paesi Bisiachi: la trentesima per essere precisi, promossa come di consueto dal Circolo culturale e ricreativo “don Eugenio Brandl” e intitolata “Se vistivisi cussì”. Una pubblicazione che vanta una nutrita schiera di affezionati e una costante presenza nelle case e negli edifici pubblici della bisiacaria, edita fin dagli esordi allo scopo di promuovere e valorizzare la cultura locale.

Ad aprire l’evento le parole della presidente del Circolo Elisa Baldo: «Il fatto che questa pubblicazione sia giunta al suo trentesimo anniversario non può che far onore a tutte le persone che negli anni vi hanno collaborato, alcune delle quali ora non sono più tra noi. Negli anni si è arricchita diventando diventata quasi un manuale di usi, costumi e folklore». Il ricordo è andato così alla figura di Sergio Vittori, recentemente scomparso, che, assieme alla moglie Miranda, ha contribuito al calendario fin dalla sua prima edizione, mettendo a disposizione le sue foto d’epoca e le sue ricerche e testimonianze sulla storia bisiaca. In seguito i due curatori del Calandario, Sergio Gregorin e Ivan Portelli, hanno raccontato il filo conduttore che dà il titolo a quest’edizione, ossia i tipici modi di vestire del popolo bisiaco lungo i primi decenni del secolo scorso. «Il tema si articola in una serie di riflessioni sul nostro rapporto con l’abito: è innegabile che vestire equivalga a comunicare e che alla base dell’evoluzione dell’abbigliamento vi siano anche necessità tecniche – ha spiegato Gregorin - l’abito informa sulla provenienza geografica di colui che lo indossa e segnala le differenze di condizione, sesso ed età. Tramite foto d’epoca e testimonianze, questa edizione mostra l’evoluzione del vestiario nelle nostre zone dai primi del Novecento fino agli anni Sessanta».

La presentazione ha assunto così la forma di un approfondimento sul legame fra moda e mutamenti sociali nei primi decenni del Novecento. Gregorin e Portelli hanno illustrato la ripercussione sul vestiario di tappe storiche come l’avvento del fascismo, la nascita del “made in Italy” nel primissimo dopoguerra con il passaggio dall’artigianato familiare all’industria, la crescita dell’alta moda e l’influenza del cinema nel crescente clima di benessere degli anni Cinquanta e infine l’esplosione di trasgressività nel decennio successivo. Il tutto andando ad osservare l'influenza di tutto ciò sulla società bisiaca ritratta in varie circostanze e annate nelle foto del calendario: dalla casualità del vestire legata al lavoro nei campi alla crescente importanza data al decoro nei primi anni Quaranta in occasione di gite di gruppo e cerimonie; dall’arte familiare di cucirsi e rammendarsi da soli i vestiti allo speciale fascino esercitato dalle botteghe tessili (come l’iconica “Virgolin” a Turriaco) con le loro novità; dalle divise degli operai di Fincantieri o dei giovani sportivi del ventennio fascista alla rottura con gli schemi del passato degli anni Sessanta. Il percorso è stato accompagnato dalla lettura espressiva di testimonianze d’epoca e poesie di autori locali come Chiara Moimas a cura di attori e attrici del Circolo Brandl e del Gruppo Costumi Tradizionali Bisiachi.

Come di consueto, anche quest’edizione del Calandario è corredata giorno per giorno con vignette umoristiche, proverbi locali celebrazioni dei santi e altre ricorrenze. La stampa con tecnica digitale effettuata dal Centro Stampa di Monfalcone ha garantito inoltre un risultato molto pregevole in termini di qualità delle immagini. La presentazione si è chiusa con la consegna del calendario a tutti i presenti in sala che vi hanno contribuito e con i saluti delle diverse autorità locali presenti, ossia il sindaco di Turriaco Nicola Pieri, il sindaco di San Canzian d’Isonzo Claudio Fratta e l’assessore Monica Carta di Ronchi dei Legionari. «Il Calandario racchiude trent’anni di storia, fotografie e argomenti diversi che ci aiutano a scoprire aspetti della nostra società e del nostro passato che qualcuno magari non conosce –il commento finale del sindaco Pieri – Turriaco fu inoltre il “paese dell’abbigliamento” in zona, grazie al negozio Virgolin, dunque il tema di quest’edizione risulta più che azzeccato».

Foto di Fabio Bergamasco

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