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La chiusura della cardiologia intensiva di Gorizia scatena la politica: «Scelta paradossale»
Sindacati e opposizioni denunciano «scelte incomprensibili e il silenzio della giunta. Un colpo ai più fragili e al diritto alla salute sul territorio».
La chiusura del reparto di cardiologia intensiva di Gorizia ha suscitato non poche polemiche: «È un atto che oggettivamente colpisce in modo pesante la possibilità di curarsi tempestivamente su un territorio particolarmente esposto per diversi motivi, per la sua collocazione geografica e anche per la sua composizione demografica, cioè una città la cui popolazione ha una età media sempre più elevata e che quindi ha maggiore necessità di cure che devono essere di qualità ma anche tempestive e quindi disponibili sul territorio», tuonano i segretari comprensoriali Valentino Lorelli della Spi Cgil, Gioacchino Salvatore della Fnp e Sergio Benvenuto della Uil Pensionati.
«È paradossale che viene chiuso un reparto ristrutturato e in crescita dal punto di vista delle prestazioni. La chiusura viene fatta, cosa ancora più grave, senza un adeguato confronto con il territorio, con chi rappresenta l’utenza in generale e più nello specifico chi rappresenta i maggiori possibili fruitori del servizio, la popolazione fragile, gli anziani. Traspare chiaramente l’obiettivo di chi gestisce la cosa pubblica di indebolire sempre di più il servizio sanitario pubblico e universale e spostare di conseguenza risorse verso la sanità privata, questa sì, sempre più diffusa», ribadiscono.
«Il futuro della Sanità di questo territorio appare sempre più incerto con un indebolimento complessivo che mette sempre più a rischio la salute delle persone, soprattutto quelle più fragili mentre ancora non si intravvede la realizzazione vera delle Case di comunità e dell’Ospedale di comunità. È necessario che le forze sociali, le forze politiche, gli operatori del settore si muovano nella stessa direzione, fuori da logiche di campanile, per creare un vero sistema sanitario territoriale di prossimità in grado di dare risposte alla domanda di sanità e di assistenza», concludono.
Sul tema anche il consigliere regionale dem, Diego Moretti, si è espresso con toni decisi: «Le scelte della Giunta regionale su alcuni territori, in particolare quello isontino, sono incomprensibili e senza motivazione. Le chiusure della cardiologia e terapia intensiva cardiologica a Gorizia, così come quella (con voci sempre più insistenti) della chirurgia bariatrica non possono che preoccupare: peccato che dal sindaco Ziberna e dalla sua maggioranza arrivino solo imbarazzati e fragorosi silenzi».
«Il territorio dovrebbe conoscere i motivi per cui entro il prossimo 30 aprile la cardiologia e la terapia intensiva cardiologica di Gorizia dovranno chiudere», afferma Moretti sottolineando che la Giunta regionale, a oggi, «non ha dato alcuna spiegazione. Questo, nonostante tale reparto ospedaliero ha visto recentemente importanti investimenti strutturali, così all’interno del San Giovanni di Dio c'è stato l’accentramento dell’elettrofisiologia e delle attività a esso collegate». A fronte di tutto ciò, sostiene l'esponente dem, «è incomprensibile il vergognoso silenzio del centrodestra goriziano: il sindaco Ziberna, la sua vice Gatta e l’assessore Romano, pur essendo di solito molto loquaci, sono da settimane totalmente zitti. Una situazione molto grave che dovrebbe far riflettere, se confrontata alla chiusura, dieci anni fa, del punto nascita di Gorizia (mai più riaperto) che allora contava 200 parti all’anno (meno della metà della soglia nazionale): allora il centrodestra si scatenò e con esso comitati vari, oggi scomparsi. Ora viene da chiedersi, in cambio di cosa tutto questo silenzio?».
Lo stesso preoccupante silenzio, prosegue Moretti, pervade «un’altra scelta che si ipotizza per l’ospedale goriziano, ossia la possibile chiusura dell’attività di chirurgia bariatrica, una di quelle specialità che sono cresciute e diventate nel tempo attrattive da fuori regione, un’eccellenza della sanità regionale. Anche qui, dalla Giunta comunale, silenzio tombale».
«La sanità goriziana è in pericolo: decisioni politiche discutibili minacciano reparti essenziali come cardiologia, nonostante investimenti recenti di oltre 396 mila euro 30 mila euro per la ristrutturazione degli spazi e 366 mila euro per l’adeguamento degli impianti», chiosa il Gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle di Gorizia che chiede «interventi urgenti per fermare la chiusura di reparti vitali e garantire il diritto alla salute alle famiglie goriziane, colpendo in particolare le fasce più vulnerabili, come gli anziani. Questi ultimi, insieme a molti altri cittadini, si troveranno sempre più spesso costretti a spostarsi a Trieste, Udine o Monfalcone per ricevere cure essenziali, un rischioso salto che può portare a una rapida escalation all'abbandono della propria salute e dall'esistenza stessa».
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