GLI ARRESTI
Proselitismo terrorista e gestione di locali a Monfalcone: giovane turco tra gli arrestati
Già condannato per finanziamenti illeciti in Turchia e indagato a Udine, gestiva due locali per asporto di kebab e pizza nella città bisiaca.
Non solo in rete attraverso i social ma anche nei locali che gestiva a Monfalcone e dove sembrerebbe volesse fondare una moschea. Mentre le indagini dei Ros e della Procura Antiterrorismo continuano – a quanto si apprende dall’Ansa – tra i cinque arrestati nelle prime ore della vigilia di Natale nel capoluogo emiliano, ci sarebbe un 27enne. Lo ricordiamo, l’arresto è stato convalidato a seguito di una complessa indagine condotta dalla Procura emiliana sotto il coordinamento della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, con l'accusa di far parte a vario titolo di un'associazione terroristica dedita alla propaganda pro "Al Qaeda" e "Stato Islamico", guidata da una ragazza pachistana residente a Bologna.
Il “fratello” – così lo definivano altre due giovani dei cinque indagati – risulterebbe coinvolto nella gestione di due locali di kebab da asporto insieme al fratello.
Secondo fonti autorevoli, sarebbero stati innumerevoli i commenti e le critiche da cui traspariva un sentimento fortemente anti-occidentale. Testimoni avrebbero raccontato che l’arrestato intonava canti jihadisti pure davanti a minori. Il "bro turco" era stato oggetto di indagini anche a Udine per il suo percorso di radicalizzazione e per i rapporti con un altro indagato per reati simili.
L’intenzione di aprire una moschea nella città bisiaca voleva essere un segno di sfregio alle ordinanze comunali di chiusura dei due Centri islamici cittadini. In Turchia invece, era stato condannato per finanziamento terroristico. Immediato il commento sull’arresto dell’eurodeputata leghista ed ex sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint che afferma: «purtroppo non mi stupisce». «Da sempre denuncio il pericolo dell’Islam radicale e la sua veloce diffusione in tutta Europa, specie all’interno di comunità chiuse come quella della mia città, specularmente a Milano e Bologna» commenta.
«Ciò che in queste ore sta emergendo dalle indagini dei Ros ci spiega come facilmente possa diffondersi il germe integralista, in questo caso l’attività di proselitismo avveniva da dietro il banco di alcuni kebab e pizzerie al taglio frequentate da molti minori, spesso anche musulmani – continua l’ex sindaco - mi chiedo, ad oggi, dopo mesi dall’inizio delle indagini dei Carabinieri, su quante persone tale attività di propaganda antioccidentale abbia fatto presa».
Secondo Cisint «Urge alzare l’attenzione sulle comunità islamiche in Italia e in Europa, troppo spesso coperte della sinistra». «Donne sempre più giovani integralmente coperte, l’assenza di una reale integrazione e il proliferare di moschee abusive senza controllo sono solo i segnali della radicalizzazione musulmana sui nostri territori, che lanciamo gridi d’allarme ai quali noi dobbiamo rispondere con maggiori controlli e regole chiare sia sui nuovi accessi in Europa, regolari e irregolari, sia sull’analisi dei comportamenti all’interno delle comunità – sottolinea l’europarlamentare - mi lascia sbalordita apprendere, infatti, che il soggetto arrestato abbia subito una condanna in Turchia per finanziamento al terrorismo, mi chiedo come potesse essere regolarmente soggiornante in Italia con un precedente del genere, quando a mio avviso sarebbe dovuto essere già stato espulso da tempo».
Cisint insiste poi sulla formazione e sulle predicazioni degli Imam. «Tali circostanze ci riportano a ciò che dico da tempo, ossia l’esigenza sempre più attuale di procedere con una regolamentazione e la mappatura dei centri islamici, pare siano più di 1200 sparsi nel nostro Paese, e un serrato controllo sulle prediche e sui profili di chi si professa Imam» conclude Cisint.
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