LE TESTIMONIANZE
Fiumicello, le voci di 'Parole, immagini e musica per Giulio'

Dopo il flash mob e la fiaccolata, la manifestazione per ricordare Giulio Regeni è proseguita alla pista di pattinaggio di Fiumicello. Ecco le dichiarazioni.
«Alla gentilezza ci arriverò, per il momento solo il badile» ha commentato scherzosamente, ma forse neanche troppo, Paola, la madre di Giulio, durante la serata culturale in sua memoria svoltasi ieri sera alla pista di pattinaggio di Fiumicello dopo il flash mob in piazza e la fiaccolata nelle vie del paese. «Ringrazio il Governo dei Giovani che mi ha dato questo obiettivo, perseguire la gentilezza. Nel frattempo “grazie” lo riesco a dire, e sempre di cuore». La donna ha espresso la sua riconoscenza nei confronti delle scuole di Fiumicello e Villa Vicentina, che tra le attività didattiche hanno realizzato un albero giallo, esposto nella pista di pattinaggio durante gli interventi di “Parole, immagini, musica per Giulio”. «Ai piedi dell’albero ci sono i libri che richiamano al dialogo e ai diritti dell’infanzia e alla gentilezza. Ci sono anche i topolini e sappiamo che il processo esperienziale di Giulio nasce proprio da Topolino. Questo mi ha fatto veramente piacere».
La famiglia ha anche dichiarato di aver iniziato a mettere insieme i foglietti per scrivere un futuro libro sul processo, quando sarà terminato. «È importante che venga scritto come memoria e che succeda a meno persone possibile, in futuro» ha detto il padre, Claudio Regeni.
Tante altre sono state le voci e gli interventi di chi ha partecipato al ricordo del giovane, ieri, 25 gennaio, a Fiumicello. Emblematica la riflessione del conduttore televisivo Pif, che è intervenuto sul piccolo palco allestito nella pista di pattinaggio. «È una lezione universale. Stiamo cercando di rendere normale ciò che è anormale — sono state le sue parole — Giulio muore e la famiglia piange: è normale. Essere passivi e non chiedere giustizia è “normalità”: questo è quello che vorrebbe la società, ed è una cosa pericolosissima. Ecco perché la lezione di Giulio è che ciò che è normale è anormale. È necessario insegnare alle generazioni future ciò che è normale e ciò che è anormale, perché si sta un attimo a confondere le carte».
«Quest’anno è importante essere qui perché il processo sta avanzando — sono le parole del deputato del Pd Gianni Cuperlo — la scorta mediatica, composta da Beppe Giulietti, operatori dell’informazione e altre personalità è presente in tutte le udienze davanti al Tribunale di Roma. Questa settimana siamo stati davanti all’aula bunker di Rebibbia per l’udienza, particolarmente dolorosa, dove Paola Regeni ha testimoniato».
«Nell'ambito del processo — continua Cuperlo — essere qui è importante non solo come atto di testimonianza e di ricordo perché questo deve essere l'anno dove quel processo raggiunge un primo compimento e ufficiali della National Security accusati del sequestro e dell’uccisione di Giulio vengano giudicati da un tribunale del nostro Paese».
«Poi siamo qui per un'altra ragione — ha proseguito — è giusto impegnarsi e far sì che la lotta per il rispetto dei diritti umani veda il nostro Paese in prima fila e veda protagonista il nostro governo; cosa che, al momento, spiace dirlo, non è. Non lo è nel momento in cui, alcuni mesi fa, con un decreto si è voluto definire l'Egitto un paese sicuro. Non lo è nel momento in cui, pochi giorni fa, questo governo ha scelto di rimandare in Libia, con un volo di Stato, un torturatore sadico e responsabile omicidi che la corte penale internazionale aveva chiesto di arrestare e che il nostro Paese ha arrestato e poi prontamente liberato». Conclude così il deputato: «Questa logica non può essere compatibile con chi viene in questa piazza, nove anni dopo, a ricordare la figura straordinaria di un giovane ricercatore di 27 anni che è stato rubato alla sua famiglia e a tutti noi».
«Mi dispiace che ci debba essere questo appuntamento annuale, perché vuol dire che non ci si avvicina neanche lontanamente alla verità — commenta l’attrice Lella Costa — però credo che sia molto importante continuare a dare questa testimonianza di vicinanza e portare insieme un pochino di questo fardello. Per la famiglia, per le persone care, io mi chiedo come si possa sopravvivere a un dolore e una cattiveria di questo tipo. È un onore essere qua».
La manifestazione, però, non sarebbe tale senza la forza delle presenze, che continuano a dare visibilità e importanza alla questione; chiedendo giustizia per Giulio e rendendolo portavoce della lotta per i diritti umani. Da fuori regione hanno portato il loro omaggio gli scout di Marghera 1, che hanno collaborato con quelli di Fiumicello. «Il nostro clan tempo fa ha incontrato i genitori di Giulio e ci pareva importante essere qua stasera» ha dichiarato Anna, la capogruppo.
«Potremmo essere noi nella stessa situazione: noi figli, noi studenti, noi ragazzi. Ci rivediamo nel suo percorso e nella sua carriera. È giusto che anche i ragazzi della nostra età siano presenti a una serata importante come questa — concordano Alice e Francesco, due studenti — e poi è anche un segno di vicinanza alla famiglia, parte della comunità e del nostro paese». «Trovo disgustoso ciò che hanno fatto al ragazzo, quindi è giusto ciò che sta facendo la famiglia — dichiara Stefania, una partecipante all’evento – c’è bisogno di verità. Sempre».
Foto di Fabio Bergamasco
Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.











Occhiello
Notizia 1 sezione

Occhiello
Notizia 2 sezione
