Il messaggio
«Natale è una salvezza per le nostre esistenze». Redaelli celebra la messa di Mezzanotte in cattedrale
Nella celebrazione eucaristica il presule ha richiamato il prossimo Giubileo che si aprirà in diocesi il 29 dicembre.
È stata la Speranza il tema cardine dell’omelia dell’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, durante la celebrazione eucaristica “in nocte” nel Natale, unica celebrata a mezzanotte in tutta la città di Gorizia. «La Speranza è la parola chiave del Giubileo indetto da Papa Francesco, utile in questo periodo non semplice. Che speranza abbiamo noi? Ce ne sono tante, dal lavoro alla famiglia alla salute. Così i pastori di Betlemme ne avevano. Ma non avevano solo speranze materiali, perché c’erano anche speranze per la vita eterna. La speranza di un messia, che arriva annunciato da un angelo che ribadisce: “É nato per voi un salvatore”, uno che porta salvezza. Ma che cos’é la salvezza? Penso che i pastori se lo siano domandato», così il presule.
«Non abbiamo bisogno di una salvezza materiale ma di una che dia un senso a tutta la nostra esistenza, che dia risposta a quello che abbiamo nel cuore, di una gioia e di un amore che sono talmente grandi che abbiamo paura di immaginarli. Il Natale ci richiama a non aver paura, a richiamare una speranza che sia ben più grande e che si manifesterà in pienezza al compimento di tutto», ha concluso Redaelli.
Celebrazione accompagnata dalla Cappella Metropolitana diretta da Fulvio Madotto e accompagnata all’organo da Marco Colella. La corale ha eseguito, per l’occasione, la “Messa breve per tre voci e assemblea” composta dallo stesso Madotto. Sarà la stessa Cappella metropolitana ad accompagnare le liturgie dell’arcivescovo nelle giornate del 25 dicembre alle 10 nella chiesa di Sant’Ignazio, del 31 dicembre con il Te Deum alle 18 a Sant’Ignazio, del 1 gennaio alle 11 in Cattedrale nella festa di “Maria Madre di Dio” con il canto del Veni Creator e, infine, per l’Epifania, alle 11.30 in Cattedrale.
«Una messa che è stata composta appositamente per consentire alla Cappella Metropolitana un’esecuzione senza grosse difficoltà di organico e rispondere alle esigenze di partecipazione dell’assemblea richieste dal Concilio Vaticano II», così Madotto che ha approfittato per richiamare la necessità di avvicinare sempre nuovi coristi e coriste alla realtà corale che accompagna le liturgie nella Chiesa Cattedrale di Gorizia.
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