Libertà delle donne afghane, Cisint a Strasbugo: «L'Occidente non può restare in silenzio»

Libertà delle donne afghane, Cisint a Strasbugo: «L'Occidente non può restare in silenzio»

L’INTERVENTO

Libertà delle donne afghane, Cisint a Strasbugo: «L'Occidente non può restare in silenzio»

Di S.f. • Pubblicato il 20 Set 2024
Copertina per Libertà delle donne afghane, Cisint a Strasbugo: «L'Occidente non può restare in silenzio»

L’eurodeputata di Monfalcone scrive alla presidente Metsola e si schiera contro la negazione dei diritti: «L'Occidente non può restare in silenzio».

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Nei giorni scorsi, l’europarlamentare ed ex sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint, del gruppo Lega-Patrioti, è intervenuta alla seduta plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo. Lo ha fatto parlando del deterioramento della situazione delle donne in Afghanistan a causa della recente adozione della legge talebana sulla “Promozione della virtù e la prevenzione del vizio”. Il provvedimento vieta alle donne di cantare, parlare e recitare ad alta voce in pubblico. Impone loro di coprire volto e resto del corpo.

«La situazione è molto grave, le donne sono costrette ad un sistema oppressivo» sono le parole dell’onorevole Cisint. «Gli integralisti islamici hanno tolto a milioni di donne e ragazze ogni dignità umana, una vita libera e sicura – ha affermato ancora l’europarlamentare – sono stati raggiunti livelli insostenibili. È sottomissione assoluta». «L'Occidente non può restare in silenzio davanti a ciò che succede a donne e ragazze in Afghanistan da quando gli integralisti islamici hanno preso il controllo – continua - finora poco si è fatto e si è negato il processo di islamizzazione integralista in atto».

Cisint comunica anche di aver scritto alla presidente Roberta Metsola «affinché anche il Palamento europeo si batta a tutela di tutte le donne e bambine costrette alla sottomissione». «Anche quelle di casa nostra» aggiunge perché «vanno prese chiare posizioni». Per Cisint, la Shari'a esiste anche all’interno dell’Europa e «regola le comunità islamiche». Non sono mancati i riferimenti ai matrimoni forzati e alle donne vendute.

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