Gorizia, «un cammino di speranza»: inaugurato il Giubileo 2025

Gorizia, «un cammino di speranza»: aperto il Giubileo 2025

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Gorizia, «un cammino di speranza»: aperto il Giubileo 2025

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 29 Dic 2024
Copertina per Gorizia, «un cammino di speranza»: aperto il Giubileo 2025

L’arcivescovo Redaelli ha invitato a non escludere nessuno e a riscoprire «gratitudine e riconciliazione durante l’anno santo».

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Con l’invito a «non escludere nessuno, nemmeno chi viene sanzionato dalla comunità», in riferimento alla sosta al carcere di via Barzellini, l’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Redaelli, ha dato avvio al Giubileo ordinario 2025 durante l’omelia della celebrazione eucaristica inaugurale. L’evento, che prende avvio con l’apertura della porta santa romana il ventiquattro dicembre, prosegue nelle diocesi di tutto il mondo con momenti di preghiera comunitaria. Non si tratta di porte sante – aperte esclusivamente a Roma – ma di celebrazioni che coinvolgono le comunità locali.

Per l’occasione, l’Arcidiocesi di Gorizia invita i fedeli al pellegrinaggio verso la basilica di Aquileia e una serie di santuari e chiese individuati come luoghi giubilari: il santuario di Santa Maria di Barbana, il santuario della Beata Vergine Marcelliana di Monfalcone, il santuario di Rosa Mistica a Cormons, la chiesa di San Giusto e quella dell’Ospedale di Gorizia.

«Va considerato gesto giubilare anche il cammino da Aquileia a Monte Santo», ha spiegato al termine della celebrazione monsignor Paolo Nutarelli, responsabile diocesano per il Giubileo, aggiungendo che «viene confermato il pellegrinaggio diocesano dal tredici al sedici ottobre 2025».

L’arcivescovo ha poi sottolineato il valore del cammino già intrapreso attraverso la città: «Ci siamo messi in movimento tra le nostre case, i luoghi di lavoro, commercio, studio e cura, dove la gente vive e spera pur tra fatiche e difficoltà. Abbiamo toccato anche i luoghi di attenzione verso la povertà, come la mensa dei cappuccini e lo spazio a bassa soglia gestito dalla Caritas in piazza San Francesco. Siamo passati vicino al carcere, perché nessuno deve sentirsi escluso, soprattutto in quest’anno giubilare, durante il quale papa Francesco ha aperto una porta santa in un penitenziario».

Secondo monsignor Redaelli, il Giubileo è un’occasione per riscoprire la gratitudine: «Possiamo renderci conto di ciò che gli altri fanno per noi, che ci incoraggia e dà speranza. Esiste una maniera semplice per farlo: dire grazie». L’arcivescovo ha invitato anche a piccoli gesti concreti di vicinanza verso chi è in difficoltà: «Stare accanto, ascoltare, rassicurare, compiere azioni di aiuto». Ha infine evidenziato un secondo aspetto del Giubileo, radicato nella tradizione biblica: la remissione dei debiti, intesa non solo verso se stessi ma anche verso il prossimo.

«Speranza e remissione dei debiti non sono separabili: la speranza, fondata sull’amore di Dio, ci guida in un cammino di riconciliazione e verità, mentre il superamento dei debiti rafforza la nostra fiducia», ha concluso Redaelli.

Il cammino processionale ha preso avvio dalla chiesa dei padri cappuccini e, dopo il canto dell’Inno del Giubileo, si è diretto verso la chiesa Cattedrale, attraversando le vie del centro con una sosta simbolica davanti alla Casa Circondariale in via Barzellini. Qui l’arcivescovo ha bussato alla porta, da cui è uscito un detenuto che ha letto un passo del Vangelo di Luca, accompagnato da don Albero de Nadai e don Paolo Zuttion.

Il percorso si è concluso tra i rintocchi solenni dei Campanari del Goriziano. Durante il tragitto, diverse realtà diocesane si sono alternate nel portare la croce, che rimarrà esposta in cattedrale fino alla fine dell’anno giubilare, come segno tangibile del cammino intrapreso. La celebrazione eucaristica è stata accompagnata dal Coro diocesano diretto da don Francesco Fragiacomo, con l’accompagnamento musicale di Marco Colella all’organo.

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