Editoriale - Per il 2025 la ricetta è unica: essere autenticamente noi stessi

Editoriale - Per il 2025 la ricetta è unica: essere autenticamente noi stessi

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Editoriale - Per il 2025 la ricetta è unica: essere autenticamente noi stessi

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 31 Dic 2024
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Pensare al quadrilinguismo, alla nuova provincia, alle sfide del 2025, tutto rimanendo semplicemente quel Goriziano unico e vero. Buon anno!

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Ogni anno arriva quel momento, la sera del 31 dicembre, nel quale fare un proprio bilancio. Lo fanno per noi, grazie alle possibilità fornite dalla tecnologia, applicazioni come Spotify, che ci racconta come è andato musicalmente il nostro anno, oppure Instagram e Facebook che ci regalano i ricordi degli ultimi dodici mesi.

Per un giornalista, il racconto di un anno non è semplice, lo ammetto. Mi sono chiesto cosa possa essere raccontato di quest’anno nel quale una delle fotografie più emblematiche è, a livello internazionale, la “strage del pane” in Medio Oriente. Un anno, per noi, localmente, che può veder tracciato sopra di sé un filo rosso sul tema Monfalcone, città che politicamente, economicamente e socialmente ha tenuto banco sulle notizie locali, nazionali e internazionali.

Dall’altra il capoluogo, Gorizia, che si prepara ad affiancare Nova Gorica, Capitale Europea della Cultura 2025, in un anno importante per tutto il Territorio. Forse la volta buona che la città riscopra il proprio ruolo di guida del territorio – perso non da qualche anno ma da più tempo – nell’ottica fraterna di guardare nuovamente al Goriziano storico.

Una proposta che negli ultimi mesi ha ripreso vigore ed è stata rilanciata a vari livelli politici. Su questo tema servirà, chiaramente, una struttura maggiore ma anche uno studio programmatico per poter dare all’intero territorio la linga per rinascere e tornare a essere una Porta, come definita da san Giovanni Paolo II nel lontano 1992.

Un giornalismo locale (e approfitto della citazione per ringraziare tutti voi, cari lettori e care lettrici, per averci seguito anche in quest’anno), dunque, deve indirizzare politica e società alla storia e alla cultura, oltre che alla cronaca e allo studio locale, nel senso più valido delle stesse: è necessario si smetta di parlare di bilinguismo, perché co non è mai stato, bensì di quadrilinguismo, anche a forza di creare un neologismo. Italiano, sloveno, friulano e il dimenticato tedesco, senza tralasciare la presenza dell’ebraico.

Pensare in quattro, e non in due, se non in cinque: pensare al multi, ai tanti, alla varietà che ha plasmato, fino alla chiusura forzata della Grande Guerra, l’intera grande provincia. Me lo ha ricordato, in una visione un po’ più poetica, una fredda notte di queste passata nella neve a Lokve, pensando a come, in altri tempi, non si sarebbe varcato alcun confine. Lo facciamo, ora con meno forza, ma sono le frontiere mentali a dividere ancora tutti noi.

Varcarle, dissolverle è forse chiedere troppo, ma assopirle è la chiave per guardare al 2025 che ci aspetta: ora che è alle nostre porte fa magari meno paura, incute meno ansia, sembra meno peggio di quanto non lo sarà affrontandolo.

L’augurio? Mantenere l’essere noi stessi in un mondo che chiede autenticità e il Goriziano, non solo come giornale ma come territorio, ne ha da vendere. Buon anno a tutti.  

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