Il racconto
Cronache di Contea - Pensando a Santa Barbara…
Ferruccio Tassin, ripercorrendo la storia della santa, rimarca la devozione popolare della Bassa.
L’ Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia - Sezione di Palmanova ha celebrato la festa di Santa Barbara , Patrona dell’Arma di Artiglieria. Messa in Duomo, celebrata da don Carmelo Giaccone, già cappellano militare, alla presenza del Gonfalone della città, dei Labari della Delegazione Regionale A.N.Art.I. , della sezione di Tarcento e del vessillo della sezione ANA di Palmanova, i rappresentanti delle sezioni A.N.Art.I. e le autorità militari e civili si sono recati alla Loggia della Gran Guardia in Piazza Grande dove è stata deposta una corona d’alloro al Monumento ai Caduti e un bouquet di fiori alla statua della Santa Patrona .Dopo i ringraziamenti e i saluti del Presidente, Col. Pasquale Spada , del Sindaco dott. Giuseppe Tellini, del Ten.Col. Antonio Abignente, in rappresentanza del Comandante della Brigata Alpina Julia e del Consigliere Regionale dott. Francesco Martines, la socia prof.ssa Clara Maggiore ha letto la storia della Santa. A conclusione della cerimonia, la sezione ha offerto a tutti gli ospiti intervenuti un vin d’honneur al PG 24 in Piazza Grande.
Dice Sant’Agostino: «Se il popolo cristiano celebra la memoria dei martiri con tanta solenne devozione, è perché sia invogliato ad imitarli, per partecipare dei loro meriti, per ricevere il sostegno delle loro preghiere. Noi erigiamo altari non a qualche martire, ma al Dio stesso dei martiri, sia pure sulle tombe dei martiri».
Sin dai primo secoli del cristianesimo, i fedeli erano attaccati ai loro santi per venerarli, impetrare da loro intercessione presso Dio. Li sentiva pulsare cuore a cuore, col nome, perché i Santi ritmavano tempi, lavori; vivevano compiti di patrocinio, protezione da pestilenze, sconvolgimenti naturali. Se il cielo si faceva buio, e la notte sembrava calare sulla terra in pieno giorno, i contadini, quando la vita era molto più dura, pensavano ai loro raccolti che diventavano, in quei momenti, di estrema incertezza.
Allora, nelle case, si bruciava un rametto dell’ ulivo, benedetto la Domenica delle Palme, e si faceva recitare, soprattutto ai fanciulli, una preghiera che era in rima (doveva rimanere impressa nella memoria), si rivolgeva a Santa Barbara e a San Simone, perché preservassero l’umanità dai pericoli che si manifestavano con tuoni e saette. Si dirà, ma quel rametto, superstizione … no era memoria biblica della colomba con l’ulivo nel becco dopo il diluvio universale. E l’aggrapparsi a Santa Barbara e a San Simone era forse fede al limite della speranza.
Per la mancanza di fonti certe, nonostante il culto risalga ai primi secoli del cristianesimo, quando i martiri furono precocemente venerati, la sua esistenza vive soprattutto di narrazioni leggendarie. Qualche fonte di quelle la vuole nata nel terzo secolo d. C., qualche altra nel quarto.
La sua voce, nella autorevole “Bibliotheca Sanctorum”, la narra originaria di terre d’Oriente quali le attuali Turchia ed Egitto, ma la leggenda la vorrebbe nata fin nella odierna Toscana. Bella oltre ogni misura, con numerosi pretendenti, dal padre Dioscuro fu rinchiusa in una torre. Prima di entrarvi, la fanciulla si immerse nell’acqua di una piscina dei paraggi, recitando la formula prescritta per il battesimo. La torre scelta dal padre per rinchiuderla aveva due finestre, ma Barbara vi fece aggiungere una terza, per onorare la Santissima Trinità. Saputala cristiana, il padre decise di ucciderla, ma ella, miracolosamente, fuggì dalla torre.
Come altri martiri, anche lei fu condotta da un padre accecato dall’odio per il cristianesimo, davanti a un magistrato. Quel giudice, Marciano, la fece avvolgere in panni ruvidi per suo tormento, ma il suo giovane corpo venne risanato. Altri tormenti ebbero a subire Barbara, uscendone sempre indenne, anzi, associando al suo credo, un’altra fanciulla, Giuliana, che sarebbe stata martirizzata insieme con lei. Pose fine ai suoi tormenti la decapitazione eseguita dallo stesso padre snaturato, che pagò il fio delle sue nefandezze: un fulmine discese dal cielo e lo arse in maniera tale che di lui non rimasero neppure le ceneri!
Le reliquie della martire, nel VI secolo, furono portate dall’ Egitto a Costantinopoli; qualche secolo più tardi, i Veneziani le trasferirono nella loro città e, da lì (1009), a Torcello, nella chiesa di San Giovanni Evangelista. Diffuso fu il suo culto in varie parti d’Italia dai tempi della presenza bizantina e incrementato ulteriormente durante le crociate. Barbara è anche presente nel novero dei 14 santi ausiliatori, particolarmente invocati per la guarigione di particolari malattie, nel suo caso, al fine di essere preservati dalla morte improvvisa.
Numerosissimi i suoi patrocini: contro gli animali nocivi, per gli architetti, i fabbricanti di armi, gli artificieri e artiglieri, i bombardieri, i campanari i fabbricanti di cappelli, i carpentieri, i fucilieri; per il genio militare, la marina militare (pensiamo alla santabarbara), per gli operai metallurgici, i minatori, i fabbricanti di spazzole, i vigili del fuoco.
La sua iconografia è molto ricca: va dalla torre con le tre finestre, alla pisside con l’ostia, simbolo della invocazione che a lei si rivolge per la buona morte; alle leggendarie piume del pavone, dato che, quando fu percossa, le verghe si tramutarono proprio nelle piume. Per il suo culto, è diffusa in oriente e in occidente, in ogni parte d’Europa fin nella russa Novgorod. Per venire vicino a noi, in Italia è patrona di Rieti, veneratissima in Sardegna, dove c’è pure un frequentatissimo cammino, significativamente attraverso i luoghi minerari, e difatti, ancora più vicina a noi, la troviamo a Cave del Predil, dove, il 4 si è celebrata la sua festa.
A Palmanova, poi, la troviamo splendidamente illustrata dal Varotari nella pala dell’Altare delle Milizie. Senza aggrapparsi ad un vacuo pacifismo, non può sfuggire il vederla mollemente adagiata sull’affusto del cannone, patrona sì degli artiglieri, ma non in atteggiamento bellicoso. Altri pittori la ritrassero: da Raffaello, a Lucas Cranah il Vecchio, da Lorenzo Lotto ai miniatori del Quattrocento. Senza voler forzare significati, che pure ci sono, vien da pensare a Lei, venerata in Lettonia e in Russia, in Georgia e in Armenia a Costantinopoli e a Cipro, da quei paesi, spesso punti di scontro, diventi mediatrice di pace e veramente riesca a mettere il suo corpo sui cannoni, faccia rimanere chiuse le tante santabarbara in varie parti del mondo, perché rappresenti la capacità di affrontare il pericolo con fede, coraggio e serenità anche quando sembra che non i sia alcuna via di scampo.