LA STORIA
Comunicazione e violenza di genere: i ‘richiami’ della tesi di Katarina Visintin al mondo del giornalismo
L’elaborato tratta dei doveri e degli errori dei cronisti rispetto alla narrazione del dramma sociale: realizzate 8 interviste di approfondimento.
Non lascia nulla al caso. È attenta ai dettagli, quelli che per tanti sono “solo piccolezze”. Katarina Visintin ha frequentato il corso goriziano di laurea in Relazioni Pubbliche dell’Università di Udine. Ha conseguito la laurea triennale alcune settimane fa presentando una tesi dal titolo “Doveri ed errori dei giornalisti nella narrazione della violenza di genere: tra stereotipi, sensazionalismo e consapevolezza”. Relatrice è stata la professoressa Renata Kodilja.
Classe 2001, Katarina vive a Peci, fa parte della minoranza slovena in Italia. Ha dedicato questo lavoro «A chi non ha più voce. A chi continua a lottare. A te donna, che meriti rispetto e libertà». «Tutto è nato dalla partecipazione alle iniziative di Sos Rosa a Gorizia e alle serate di #IoRispetto – racconta – da quei momenti mi sono accorta che qualcosa non va in molti racconti giornalistici su questo tema. Sono necessari più consapevolezza e più formazione. La tesi che ho scritto vuole essere uno stimolo anche per sensibilizzare chi commette errori senza pensarci quando per esempio vengono usate certe espressioni che non vanno bene ma che influenzano molto il lettore».
L’elaborato, 71 pagine, si apre fornendo un quadro teorico su violenza di genere e femminicidio. Poi, dato che «La narrazione di tali eventi non è solo una questione di cronaca, ma può contribuire a perpetuare o sfidare stereotipi di genere e pregiudizi radicati nella nostra società», Katarina parla del ruolo che i media hanno nel narrare questi gravi drammi sociali e del loro potere nel «plasmare l’opinione pubblica» e nell’ «influenzare la percezione della violenza». I rischi di una rappresentazione «diseguale», le distorsioni sistematiche – definiti “bias” dalla psicologia sociale – e la trattazione dei doveri deontologici dei cronisti tra Testi, Carte e Manifesti, rafforzano la valenza dell’elaborato.
Il corpo centrale è quello sperimentale: le “interviste in profondità” a giornalisti ed esperti del settore. Gli intervistati sono 8: i giornalisti Luana De Francisco, Paola Dalle Molle, Cristiano Degano, Albert Voncina e Fabiana Martini; la ricercatrice dell’Ires Chiara Cristini, la presidente di Sos Rosa Francesca Vuaran e la consigliera comunale gradiscana e promotrice di Io Rispetto, Francesca Colombi. Un’attenta e critica analisi dei risultati ottenuti attraverso le interviste, hanno permesso alla dottoressa Visintin di far emergere complessità e criticità dei media che devono essere più impegnati non solo nel riportare i fatti, ma nel fornire una contestualizzazione ed una rappresentanzione equilibrata senza più cedere alla pericolosa spettacolarizzazione o alla sottovalutazione dei casi.
Non sono mancati i riferimenti ai diversi approcci sulle notizie tra testate cartacee – considerate dall’autrice più sobrie e rigorose – e testate on line, molte delle quali schiave della «logica del clickbait». Katarina invita quindi a «non normalizzare la violenza», a non appiattire le cronache, a far sì che gli uomini siano educati nel prevenire, al rispetto della privacy e a non cedere al passo falso della «vittimizzazione secondaria». «Definizioni come ‘mostro’, ‘carnefice’ o ‘orco’ non vanno usate – ammonisce la neolaureata – perché questo amplifica ulteriormente la questione e allontanano il lettore invece di farlo immedesimare nel caso».
Economiche, sessuali, verbali, stalking e simboliche sono le tante violenze che ancora caratterizzano le vite di molte donne in Italia e nel Mondo. «Il femminicidio è solo la punta dell’iceberg – continua l’aspirante giornalista che attualmente collabora con il Primorski dnevnik – non ci devono essere silenzi dei giornali. Dobbiamo raccontare oggettivamente ed in maniera contestualizzante, senza dettagli superflui. Così come avviene sui titoli, anche i problemi di spazio sui giornali cartacei sono un problema. L’essenzialità va accompagnata alla fedeltà rispetto alla storia da raccontare».
«Scrivere questo tipo di tesi mi ha fatto diventare più sensibile ai modelli espressivi di uomini e donne» commenta Katarina che ora segue le lezioni della magistrale in Comunicazione Integrata. Visintin vuole fare la giornalista, ha molte speranze su Go!2025 perché «c’è un potenziale molto forte». «Il messaggio che si porterà al mondo è unico, spero ci sia una vera fratellanza a partire da questo. Il territorio goriziano ha una bellezza che va riscoperta, una multiculturalità che va colta senza dimenticare la storia e che deve essere fondata sulla voglia di imparare».
«Non si tratta quindi di esagerazione ma di affrontare la grave portata della piaga sociale che va trattata sin dalla tenera età delle nuove generazioni. Il giornalismo deve fare la sua parte» conclude la dottoressa.
Čestitamo, Katarini!
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