Celebrazioni per il 25 aprile a Gorizia, «libertà e democrazia beni da preservare»

Celebrazioni per il 25 aprile a Gorizia, «libertà e democrazia beni da preservare»

LE CELEBRAZIONI

Celebrazioni per il 25 aprile a Gorizia, «libertà e democrazia beni da preservare»

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 25 Apr 2025
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Il monito espresso in modo trasversale sia nelle cerimonie organizzate dall'Anpi sia dal prefetto Fedullo dopo l'alzabandiera in piazza Vittoria.

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Cominciano dal carcere di via Barzellini le celebrazioni promosse per la Festa della Liberazione dai comitati Anpi di Gorizia, Piedimonte, Sant'Andrea, SKGZ, Sso e dall'Associazione Comunità di Piuma, Oslavia e San Mauro. Il carcere come luogo di sofferenza e solitudine, durante e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale come oggi. «Fra il settembre del 1943 e dopo il 25 aprile del 1945 qui sono state imprigionate quasi 7000 persone e da qui 2000 sono state deportate nei campi di concentramento – ha affermato la vicepresidente dell'Anpi di Gorizia Majda Bratina - A quel tempo si veniva incarcerati anche se si faceva del bene, per una semplice delazione o sospetto. Da qui sono passate Wilma Brainic, staffetta partigiana ad appena 15 anni, Milena Gulin, deportata nel campo di Bergen Belsen da cui è fortunatamente ritornata e Loris Fortuna a cui è stata qui dedicata una targa».

La piccolissima folla, fra cui era presente l'assessore Maurizio Negro, si è ingrossata nelle successive tappe della cerimonia, ognuna accompagnata dalla deposizione di una corona davanti alle targhe a ricordo di quanti hanno lottato per la democrazia. Dopo il carcere e il Piazzale del Castello, la celebrazione si è spostata davanti alla Stazione dove erano presenti la consigliera regionale Laura Fasiolo, i consiglieri comunali Eleonora Sartori e Franco Perazza e diversi giovani. «Questo è il luogo della battaglia di Gorizia, esempio di coraggio, forza e determinazione. Ma questo – ha sottolineato la vicepresidente Bratina – è anche il punto da cui si partiva per i lager a cui si arrivava anche dopo 10 giorni di viaggio. E dei ventisette ebrei goriziani deportati, solo uno tornò da Auschwitz».

«Se ricordiamo queste cose è per dire “attenzione a non rivivere tempi bui”. Eppure anche oggi ci sono deportazioni, disuguaglianze e il fascismo non è scomparso: è presente nelle parole e nei pensieri di politici, giornalisti, della gente comune, quando si crede che esistano persone più degne e altre meno, si dice che i diritti valgono solo per alcuni. La strada verso la libertà e la democrazia non è realizzata del tutto, i diritti non sono scontati e nemmeno la libertà come dimostrato dal recente decreto sicurezza. Saremo capaci di essere ribelli e coraggiosi? - ha concluso Bratina – Ognuno come può e riesce deve contribuire a portare a termine il lavoro iniziato 80 anni fa». A conclusione della cerimonia, un simpatizzante dell'Anpi ha quindi preso brevemente la parola per ricordare che fra l'8 e il 9 settembre del 1943 dalla stazione della Transalpina sono invece partiti i soldati italiani che hanno rifiutato di arruolarsi nella Repubblica Sociale, 50 mila uomini stipati in treni piombati.

Contemporaneamente al procedere dei momenti commemorativi a Piuma, Piedimonte, Sant'Andrea e al Cimitero Centrale, alle 10 in piazza Vittoria si è tenuta una semplice cerimonia con alzabandiera davanti al palazzo della Prefettura, alla presenza di tutte le cariche militari e delle associazioni degli ex combattenti. Alla presenza della vicesindaco Chiara Gatta, il prefetto Ester Fedullo ha parlato degli 80 anni trascorsi dalla riconquista della libertà, che non ha comunque fermato la scia di sofferenza protrattasi in queste terre, ma anche della necessità di sfruttare questo momento per riflettere su un presente in cui non ci sono ancora, in molte parti del mondo, né libertà, né pace, né giustizia. «Il diritto alla dignità e alla pace sono irrinunciabili per ogni essere umano e questo deve essere un giorno di impegno per il futuro – ha affermato il prefetto – Non bisogna quindi disperdere la memoria degli eventi che hanno visto la nascita della Repubblica e da parte di ognuno di noi ci deve essere un vigile impegno e la volontà di dare un esempio ai giovani del fatto che crediamo nella libertà e nella democrazia, valori che abbiamo il privilegio di vivere e custodire».

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