Balla sul Sacrario di Redipuglia per un videoclip, rapper condannano in Cassazione

Balla sul Sacrario di Redipuglia per un videoclip, rapper condannano in Cassazione

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Balla sul Sacrario di Redipuglia per un videoclip, rapper condannano in Cassazione

Di Redazione • Pubblicato il 22 Set 2024
Copertina per Balla sul Sacrario di Redipuglia per un videoclip, rapper condannano in Cassazione

Confermate le sentenze di primo grado e appello per il rapper, i giudici hanno sottolineato che la 'pietà per i defunti' è un bene giuridico protetto.

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La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per vilipendio di tombe a carico di Justin Owusu e Mattia Antonio Piras, i due giovani di Udine protagonisti di un video musicale girato nel Sacrario militare di Redipuglia. La vicenda risale al 2017, quando i due friulani su YouTube un videoclip intitolato “Csi: Chi sbaglia impara”, in cui danzavano a ritmo di rap sui gradoni del monumento, dove riposano le spoglie di oltre 100mila caduti della Prima guerra mondiale. Questo gesto, ritenuto irrispettoso verso il luogo e i defunti, ha portato all'accusa di violazione dell’articolo 408 del codice penale, che punisce proprio il vilipendio delle tombe.

La condanna era già stata pronunciata in primo grado dal Tribunale di Gorizia nel 2020, con pene di otto mesi per Owusu e sei mesi per Piras. La Corte d’Appello di Trieste aveva successivamente confermato la sentenza, respingendo le argomentazioni difensive, tra cui quella della “particolare tenuità del fatto”. Il difensore di Owusu, l’avvocato Monica Lauzzana, aveva sostenuto che l’intento del video non era denigratorio nei confronti dei caduti, ma che si trattava di una forma d'arte. La difesa aveva inoltre sollevato il dubbio che le origini africane di Owusu avessero influenzato negativamente il giudizio.

Nonostante queste argomentazioni, la Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione. La Suprema Corte ha chiarito che il reato di vilipendio di tombe non richiede necessariamente un intento offensivo specifico, ma si configura quando un comportamento risulti oggettivamente irrispettoso nei confronti di luoghi dedicati alla memoria dei defunti. Nella sentenza, i giudici hanno sottolineato che la "pietà per i defunti" è un bene giuridico protetto, indipendentemente dalle intenzioni degli imputati.

Da Roma arriva così la parola fine alla questione, con la sentenza giunta giù a giugno ma solo nei giorni scorsi i giudici hanno depositato le motivazioni, ribadendo che luoghi come il Sacrario di Redipuglia richiedono un rispetto particolare. La sentenza ha stabilito un importante precedente per la giurisprudenza in merito al vilipendio dei luoghi di sepoltura, tutelando la dignità e la memoria dei caduti.

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