Ronchi celebra la Liberazione, «la nostra terra è culla della Resistenza»

Ronchi celebra la Liberazione, «la nostra terra è culla della Resistenza»

La cerimonia

Ronchi celebra la Liberazione, «la nostra terra è culla della Resistenza»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 25 Apr 2024
Copertina per Ronchi celebra la Liberazione, «la nostra terra è culla della Resistenza»

Tradizionale momento in mattinata tra San Lorenzo, il cimitero e Piazza Unità. Il ricordo di Pre Tita e dei partigiani caduti.

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Una cerimonia a tappe, come nella tradizione della comunità di Ronchi dei Legionari, quella per ricordare sia la Festa della Liberazione che la festa liturgica di San Marco evangelista: la celebrazione eucaristica nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, presieduta dall’arciprete parroco, monsignor Ignazio Sudoso, ha aperto la giornata. «Il messaggio evangelico, nella sua semplice missione rivoluzionaria – così il sacerdote – ce lo ricorda san Marco che nelle nostre terre ha portato per primo la Buona Novella e che oggi ricordiamo assieme a una tappa fondamentale per il nostro paese democratico».

Quindi la deposizione di alcune corone, prima fra tutte quella a don Giovanni Battista Falzari alla lapide di fronte la canonica di via San Lorenzo. A ricordare la figura il giornalista Ivan Bianchi: «Essere una terra di frontiera, di confine, come la nostra vuol dire avere una grande responsabilità nei confronti nostri e di chi bussa alle nostre porte chiedendo accoglienza. Così fece don Falzari nel 1943 assieme alla sua comunità, senza remore né costrizioni, dando una mano a chi chiedeva aiuto che provenisse da est o da ovest».

«Don Falzari è stato l’incarnazione del motto della Borgata di Ronchi, “Da concordia prosperità”, ribadendo quanto è scritto sulle campane di San Lorenzo: “Sonorum contentui responeat concordia civium”, dal suono delle campane risponda la concordia dei cittadini. Questo il monito che pre Tita ci ricorda, richiamando all’accoglienza, alla fraternità e alla pace».

Al cimitero, di fronte al monumento, Marina Cuzzi, presidente della sezione Anpi di Ronchi, ha voluto lasciare ai versi di un poesia il momento di ricordo dell’ossario. Quindi, la tomba di Lojze Andric, partigiano di origine croata, sepolto proprio al camposanto di via D’Annunzio e al quale, il 28 ottobre del 1978, è stato dedicato un monumento. Venne incaricato da Ondina Peteani ed Elio Tambarin di ricevere la segnalazione utile, insieme a Plinio Tommasin e Egone Settomini, utile per uccidere Walter Gaslaschi detto “Blechi”, considerato una spia. Dunque, Andric era uno di quelli che venne incaricato dell’eliminazione di Blechi, ma venne ucciso, in base a quello che riportano buona parte delle testimonianze a Soleschiano, in un conflitto a fuoco, dopo una spiata avvenuta per via della Contessa Chiaradia che abitava a pochi metri dal luogo dove Andric perse la vita. A ricordarlo Libero Tardivo dell’Aned.

La cerimonia è proseguita a Selz, in via monte Cosich, e poi in Piazza Unità d’Italia al monumento al partigiano. «La nostra terra è stata culla della Resistenza, la gente di Ronchi dei Legionari ha sofferto e patito, ma con coraggio si è opposta all' oppressore, tanto che per il sacrificio di quegli uomini e quelle donne la nostra città è insignita della medaglia d'argento al Valor Militare per meriti nella Guerra di Liberazione», ha ricordato il sindaco, Mauro Benvenuto.

«Dobbiamo oggi gridare forte che il sacrificio di quei giovani deve guidarci nel migliorare il presente e progettare il futuro. Grazie a loro, possiamo ora definirci un paese libero, dove i diritti fondamentali dei cittadini sono garantiti, compresa la libertà di pensiero, di culto e di stampa», così Benvenuto che ha ribadito come «ogni guerra alimenta il sentimento di odio, e c'è il pericolo di abituarsi all'orrore di queste atrocità. Questi atti di brutalità hanno radici nell'animo umano, nella mentalità che coltiviamo e negli atteggiamenti violenti di sopraffazione che emergono. Ignorarli ci renderebbe tristemente complici. L’ indifferenza è la via più rapida verso la perdita di umanità, ed è per questo che nel contesto attuale è cruciale promuovere una cultura di pace, collaborazione e dialogo prendendo ispirazione dal passato e dall’esempio dei partigiani».

«È nostro dovere rispettare la storia e difendere i valori della libertà e della democrazia, che trovano fondamento nella Resistenza. Oggi sono rimasti in pochi di coloro che vissero la lotta di liberazione dal nazifascismo ed è quindi ancora più importante ricordare i fatti ed i sacrifici di vite umane che consentirono il ritorno alla democrazia e alla nascita della Costituzione Repubblicana», ha concluso Benvenuto. 

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