Le vittime ricordate dagli studenti, l'Amianto mai più tour a Monfalcone

Le vittime ricordate dagli studenti, l'Amianto mai più tour a Monfalcone

La manifestazione

Le vittime ricordate dagli studenti, l'Amianto mai più tour a Monfalcone

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 23 Mar 2024
Copertina per Le vittime ricordate dagli studenti, l'Amianto mai più tour a Monfalcone

Il racconto dei giovani ha portato nomi e volti a chi è morto per le fibre. Una storia dell'intero territorio, nella quale 'Siamo tutti sulla stessa barca'.

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Stamane, l’Europalace Hotel ha ospitato l'evento pubblico “Amianto mai piu' Tour”. Si è trattato di una iniziativa frutto di “Te lo racconto io l'amianto”. Un progetto del Consorzio Culturale del Monfalconese Ecomuseo Territori realizzato in partenariato con Benkadì APS, Associazione Esposti Amianto, Lilt isontina, Comune di Monfalcone, Asugi, Università di Trieste e Eko Anhovo in Slovenia, finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia nell'ambito della divulgazione scientifica e dalle Associazione Esposti Amianto e LIlt Isontina.

Le studentesse e gli studenti delle classi terze AET e BET, dell’indirizzo Turistico dell’ISIS Pertini di Monfalcone, hanno guidato gli spettatori, tra passato e presente, nell’ Amianto mai più tour.

È stato inscenato un viaggio per comprendere cos'è l'amianto con riferimento alle caratteristiche e i suoi utilizzi. I ragazzi hanno testimoniato cosa hanno subito le persone: l'esposizione, le malattie, le morti, fino alle testimonianze delle lotte per la giustizia. Una storia che, partendo dal passato, rimane tragicamente attuale e attraversa i luoghi.

Il viaggio tra passato e presente che ha testimoniato di tracciare una rotta per il futuro, ha fatto luce su aspetti scientifici e psicologici. Ha illustrato – con spirito critico - le posizioni contrastanti sul tema: le false esaltazioni della fibra e la verità sulla sua pericolosità.

Le testimonianze dell’equipaggio studentesco hanno parlato del monfalconese dove purtroppo si continua ad ammalarsi e a morire. Si è parlato anche in generale dell’Italia per fare una fotografia sullo stato di mappature, bonifiche e smaltimento. Non è mancato lo sguardo sul resto del mondo dove quel killer si utilizza ancora e – per di più - si smaltisce illegalmente.

Placche pleuriche, asbestosi, mesiotelioma, un killer silenzioso che “spunta fuori” tra i 30 e i 70 anni dopo l’esposizione, sintomatologie più o meno pesanti. Tutto questo ha costituito la storia raccontata oggi dai giovani che hanno citato anche le azioni legali intraprese, i risarcimenti, il maxi processo celebrato a Gorizia e hanno dato lettura di alcune testimonianze. Una storia che pone tutti “sulla stessa barca”, parla di un fatto collettivo e non privato, racconta di una comunità inserita in un contesto più ampio che guarda al resto del mondo.

Non è mancato il ricordo anatomopatologo Claudio Bianchi al quale è stata dedicata “La Porta di Panzano” che proprio all’Europalace ha trovato la sua collocazione. Un ringraziamento speciale è andato alla professoressa Violetta Borrelli che guida la ricerca in campo biomedico con l’Università di Trieste.

L’incontro è stato commovente e intenso. La lettura partecipata dei nomi di alcune delle tante morti hanno permesso di ricordare quei volti umani, monito del fatto che non si è trattato solo di “una semplice polvere”, ma di una condanna, una cicatrice che resta indelebile e stenta ancora a chiudersi

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